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104 Scola della Patienza

assenzo, e più elleboro ad uno, che ad un altro? Certo non per altro se non perche così richiede la infermità, ò la natura dell’infermo: L’istesso pensa di Dio, il quale per bocca di S.Agostino così parla all’infermo: Ego novi, quem curo, non mihi det, qui aegrotat consilium: tanquam emplastrum mordax urit te, sed sanat te. Rogas medicum ut tollat emplastrum, et non tollit , nisi cum fuerit sanatum, quo posuerat. Virtus in infrimitate perficitur. c Io conosco molto bene l’infermo, ch’io curo, nè in questo l’amalato mi dia consiglio. L’impiastro, ch’io adopero per curarti, inquanto ch’è mordace, ti tormenta; ma ti sana: Preghi il medico, che ti levi l’impiastro, e non te lo leva, finche non sia sanato dove te l’havea posto; Poiche la Virtù nell’infermità si perfettiona. Quindi è verissimo quel detto: Unica, et non fallax Virtutis ob-