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nel secolo XVI la concentrazione della popolazione russo-orientale sotto la dominazione de’ principi di Mosca, continuanti la dinastia di S. Vladimir, toccò la sua fine, e questi principi, liberati dal vassallaggio ai Tatari, presero il titolo di Tzar (Cæsar), — e quando, dopo la unione finale della Lituania e Russia occidentale colla corona di Polonia fatta nell’anno 1569 dalla aristocrazia di entrambi i paesi, e dopo il fine della dinastia di Gedimin il governo della Lituania e della Russia occidentale cominciò a divenire più e più latino polacco per le tendenze e per gli interessi, lo stato di Mosca cominciò ad esser guardato come rappresentatore principale della nazionalità russa e perciò cominciò ad esser nominato La Russia grande. La parte meridionale della Russia invece che restava sotto la dominazione de’ re polacchi e che già sotto i principi lituani si chiamava Ukraina (i confini) ha preso il nome di Russia Piccola, e la parte settentrionale della Russia lituana il nome di Russia Bianca. Quando il popolo della Piccola Russia o Ukraina, condotto dalla sua gente guerriera, dai cosachi di Zaporogie, rialzossi contro l’oppressione del governo aristocratico e del clero gesuitico polacco e voto alla riunione popolare di Prejaslov (1654) la sua adesione allo stato del «re orientale,» allo Stato di Mosca, e quando il re di Mosca, passata tutta la Russia Bianca, entrò nella città principale della Lituania Wilna, e l’hetmano di Ukraina Bohhano Hmelnizki, passata tutta la Gallizia russa, si
vocabulo Rhuteni dicantur.» — Parlando de’ mosci, come d’una nazione, l’autore sempre li nomina Ruteni; ved. p. es. pag. 91, 101: (complures Rutheni, qui in Moscoviae depopulatione in hostium manus devenerant...» et passim. — Lo stesso vocabolo usa l’autore e per la popolazione russa nello stato Lituano-polacco, pag. 111: «Circassi (cosacchi sul Dnieper della loro città capitale Circassy) Borysthenis accolae, Rutheni sunt...... (pag. 2) quae duae provinciae (Lithuania et Samogithia) licet Rhutenis intermixtae sint, ae proprio idiomate rituque Romano utantur, earum tamen incolae ex bona part sunt Rhuteni.» Descrivendo Vilna, capitale della Lituania, l’Herberstain dice (pag. 113): «Multo plura tamen sunt Ruthenorum templa in ea, quam Romanae obedientiae.» Sarà curioso citare ancora il titolo del lavoro di un illustre storico polacco del XVI secolo Stryjkowski: kronica polska, litewska, zmudzka i wszystkiej Rusi kijowskiej, moskiewskiej, siewierskiej, wolynskiej podol skiej, ecc. (Könisberg, 1582) civè chronica polona, lituana, samogitiana, e di tutta la Russia: kijeviana, moscovitica, sieveriana (di Cernigov). volyniana, podoliana, sottomontana (sotto i Carpazii) e podlaçiana (contorn di Sedlez nell’attuale Regno di Polonia).