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russo del detto paese, nel suo progresso verso il nord e l’oriente, coi popoli finnici e tatari non lo impedì di serbare il suo carattere slavo-russo predominante. E questo carattere non gli era disputato mai ne dagli antichi kijeviani, volyniani ed altri, nè dai loro nipoti, — ai quali il Sr. Duchinski riconosce il diritto d’esser slavi, come i polacchi sulla Vistola, i boemi ecc. Avanti l’invasione de’ tatari nel secolo XIII, per una parte, e de’ lituani, nel secolo XIV, per l’altra, nelle terre russe, gli abitanti di Kijev, Volynia ecc ., veri padri de’ ruleni, non hanno sentito la grande loro differenza de’ loro fratelli di Rjazan, Suzdal ecc., — i padri de’ moscoviti. E dopo molto tempo dalla divisione storica malgrado le assimiliazioni, che gli uni e gli altri hanno subito durante i secoli, nel XVII-XVIII i russi di Kijev, di Cernigov, di Volynia ecc., si sono sentiti più prossimi ai russi di Mosca, ch’ai polacchi di Varsavia. Gli ultimi per i russi occidentali, per i ruteni furono sempre una nazione separata, e non una varietà della medesima nazionalità. Lo prova tutta la letteratura della Russia meridionale, — della pretesa Rutenia, — da Nestore annalista fino ai canti popolari ed ai lavori scientifici, come quelli del professore Kostomarov.

Ma che cosa sono i ruteni? – A parlar propriamente, la espressione ruteni non è corretta, cioè non esprime proprio l’idea della popolazione russo-occidentale, — nel qual senso la detta espressione usasi ora nelle geografie e statistiche dell’Europa occidentale. La parola latina rutheni ha un senso comune, e non parziale, — e, come la parola russi, può essere applicata a tutta la popolazione slavo-russa dai Carpazii fino agli Urali, alla popolazione orientale, come all’occidentale. Ruthenus è trascrizione latina del nome ruçin (plur. — ruçi, russici agget. ruskij) derivato de Rusj, (Rus’) antico nome del paese slavo alla destra riva del Dnieper, intorno alla città di Kijev, un nome, col quale l’uomo russo era già chiamato nei trattati de’ principi di Kijev, (pretesi normanni) coll’impero Bisantino nel secolo X. La detta forma de’ nomi nazionali in in è la forma tuttora amata dal dialetto russo-meridionale, il quale dice: serbo-serb-in, plural. serb-i, agget. — serb-skij. Perciocchè nella lingua greca s fra le due vocali è pronunciato come z, i trascrittori bisantini e poi latini delle espressioni rus’, rus-in, hanno usato due s o th. Dall’ultima transcrizione per th applicato al suffisso russo in ancora il suffisso latino us è derivata la forma barbara per un orecchio slavo ruthenus, plur. rutheni, adjeet. ruthenus o ruthenicus, la quale a