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egli doveva rappresentare una parte importante nel dramma che si preparava.

Fui esatto al rendez vous.

A Baker-Street trovai Holmes che discorreva con due nuovi arrivati: nell’uno riconobbi Peter Jones, l’agente di questura. L’altro lungo e scarno, mi era sconosciuto, mi fu presentato come un signor Merryweather.

— In cammino, ora! concluse Holmes.

E tutti quattro scendemmo.

Peter Jones mi si era avvicinato. Mi narrò tutta la fiducia ch’egli aveva nel mio amico. Il suo modo di procedere lo intricava un po’ ma perchè riusciva quasi sempre, non si poteva che ammirarlo.

— Andiamo verso una rude caccia questa sera, egli proseguì. Si tratta di prendere uno dei più brillanti nostri bricconi, John Clay, il più abile dei nostri ladri, falsari, banditi. Del resto, perfetto uomo di società, nipote di un duca, allievo egli stesso di Eton e graduato di Oxford, dotato di cervello agile quanto le dita, anima nobile, perchè organizza delle sottoscrizioni per dotare istituzioni benefiche dopo avere svaligiato il palazzo di un pari del regno.

Son cinque anni che seguo le sue traccio, e non lo vidi mai...

Ma Holmes aveva frattanto chiamato due cabs; salii con lui nel primo, mentre i nostri due compagni s’introducevano nell’altro. L’amico mio quella sera era di umore poco comunicativo. Si accontentò dirmi che quel signor Merryweather era il direttore della succursale di una gran banca interessata nell’affare, e che non aveva accompagnato Peter Jones che per procedere a un arresto legale.

A Farrington Street, scendemmo dinanzi a una porta bassa, il signor Merryweather si arrestò, invitandoci a seguirlo.

Attraversammo un lungo corridoio chiuso da una porta di ferro, indi uno stretto passatizio giù di qualche gradino.