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— Bisogna riaverlo ad ogni costo, quel ritratto, comperarlo, carpirlo se occorre.

— Oh! tutto fu tentato! invano! Ella non vuol cederlo per nulla al mondo: le feci offrire delle somme considerevoli; per tre volte si tentò rapirglielo; due volte dei malfattori pagati le hanno spogliata la casa: un giorno perfino le feci rubare i suoi bauli mentre essa viaggiava; nulla abbiamo trovato, neppure il menomo indizio... nessun ritratto... nulla!...

— Il problema diventa interessante, disse Holmes, con un sorriso.

— Interessante per voi, forse, interruppe aspramente il principe; ma per me la cosa è seria, perchè Irene Adler vuole semplicemente disonorarmi, spezzare il mio avvenire.

— Disonorarvi?

— Sì, sono in procinto di ammogliarmi. Sono fidanzato a Clotilde Lothma di Saxe-Dalsbourg, seconda figlia del re di Scandinavia. Vi son noti i principii di quella famiglia!... La principessa stessa è di un’austerità estrema, e il menomo dubbio, il menomo sospetto sul mio passato trascinerebbe a una rottura immediata...

— Che vuole dunque fare Irene?

— Mi minaccia di mandar loro quella fotografia. E lo farà, potete esserne certo. Voi non la conoscete. È la più bella delle donne con una volontà degna dell’uomo più risoluto. Piuttosto che vedermi sposare un’altra donna, non retrocederà dinanzi a nessun tentativo... a nessuno!

— Siete sicuro che ancora ella non l’abbia inviato?

— Ne sono sicuro. Mi scrisse che lo farebbe il giorno in cui verrebbe proclamato pubblicamente il fidanzamento; ora questo avverrà lunedì...

— Lunedì? Tutto va bene allora; noi abbiamo tre giorni interi innanzi a noi, esclamò Holmes alzandosi. A proposito, Vostra Maestà conta rimanere a Londra qualche tempo ancora?