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E la mia storia è al suo termine. Tiburzio era il colpevole, abbenchè egli si ostinasse nel più cupo silenzio, si potè ricostituire il fatto. Egli avea gettato il compagno in un crepaccio del ghiacciaio, e nella lotta avea perduto il berretto. Egli avea compiuto il suo delitto a molti chilometri di distanza sulla vetta della montagna, ma in quegli anni la discesa progressiva dei ghiacci aveva trasportato il corpo — chiuso da essi e sottratto al contatto dell’aria — giù giù fino a deporle ai piedi del suo assassino.
Il ghiacciaio avea serbato il segreto: la colpa stessa lo avea svelato.
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