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l’imboccatura del tunnel, mossa da principio a commiserazione per la vecchia guida, ma poco a poco un’altra convinzione penetrò nei loro animi, ed intorno al vecchio si formò il vuoto.

I più giovani entrati a vedere la tomba di ghiaccio non potevano identificare la fisonomia del morto, meravigliosamente conservata, ma tra la folla si trovarono alcuni vecchi, e tra essi una donna, la quale alla vista di quel volto imberbe sclamò:

— È Augusto: la colpa si vendica! e scopre il colpevole. Essa allora si diresse verso la zolla d’erba su cui Tiburzio giaceva sulla spianata e lo fissò solennemente, tra l’attenzione e il silenzio degli astanti.

— Tiburzio! Tiburzio! gridò con voce quasi profetica, il vostro peccato è scoperto!

Il vecchio sembrò scuotersi e trovare un avanzo d’energia per difendersi: si drizzò, girò gli occhi attorno, ma li riabbassò sgomento sotto lo sguardo di fuoco della vecchia donna.

— Chi lo dice? mormorò, chi dice che fui io? chi lo proverà? ed incoraggiandosi vieppiù, levò le braccia al cielo e gridò:

— Chi oserà accusarmi? ma rinculò atterrito allorchè un’altra vecchia, che usciva dalla galleria si unì alla prima e stendendo le sue mani stecchite e lunghe verso di lui, urlò:

— Io, Tiburzio, io l’oserò; quello sventurato fanciullo non era egli l’unico figlio del mio diletto fratello?

E volgendosi alla folla radunata, soggiunse:

— Andate a guardare nuovamente, miei buoni compaesani, quel povero giovinetto nella sua tomba e vedrete stretto ancora fra le sue dita il berretto di lana rossa che soleva portare Tiburzio.

Era vero!