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CIÒ CHE VIDE IL PORTALETTERE


Attendere una lettera! quanti pensieri, quanta gioia e quanti dolori si racchiudono in queste parole!...

E nessuno può giudicarne meglio di un umile portalettere, quale son io, che ha veduto dei volti impallidire, o farsi raggianti nel ricevere quella missiva attesa da giorni e giorni, coll’angoscia di un’anima amorosa o coll’ansietà d’un corpo privo del necessario. Sono un vecchio ora, poichè quanta vò a narrare accadeva nel 59 durante e dopo quella memorabile campagna: e ricordo ancora come il mio cuore gioiva o si desolava a seconda delle notizie che sospettavo d’aver recate: un portalettere non è poi quella macchina giornaliera che taluni credono.

Era addetto da un anno ad una certa via, e mai avevo portato lettere in una certa casa: eppure giorno per giorno vedevo una testa di giovane donna sporgere fuori dalla finestra del pianterreno; una volta suonai alla porta con un plico in mano e la vidi impallidire e portar la mano al cuore, ma prima che m’avesse aperto, rilessi l’indirizzo ed accortomi d’aver sbagliato il numero me ne andai: povera donnina essa pure “attendeva.”