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— Perchè avete commesso quella mancanza? disse subito il tenente sedendosi al tavolino, nell’ufficio. Non sapevate che sareste incorso in una severa punizione? Bella cosa, per un soldato come voi, che ha fatto sempre bene il suo dovere!

E tutto ciò glielo disse con un tono dolce di rimprovero proprio come se si fosse trattato di un pupillo, di un fratello.

— Ed ora? avrete il coraggio di scrivere a vostra madre che siete alla prigione, che i vostri superiori hanno mutato la loro opinione a vostro riguardo?

Striani si fece pallidissimo — non rispose.

Il tenente suppose d’aver toccato la sua corda sensibile e soggiunse:

— Cosa scriverete alla vostra vecchia mamma?

Striani non resistette. Gli si gonfiarono gli occhi, appoggiò lentamente i gomiti sul tavolino, proprio davanti al suo superiore e con la testa sostenuta nelle palme delle mani diede in un singulto doloroso che schiantava l’anima.

Barbetti lo accarezzò battendogli famigliarmente sulla spalla e prese a dargli del tu.

— Il tuo pentimento è già una bella prova che non m’ero sbagliato nel giudicarti. Scriverò a tua madre che sei sempre un bravo soldato e che...

Un nuovo singhiozzo spezzò la frase.

— Mia madre è morta ieri! disse il povero Striani.

E porse al tenente la lettera con cui gli annunziavano l’orribile sciagura.

Al tenente Barbetti, orfano anche esso della mamma, venne meno il coraggio e per quanto si sforzasse di trattenerla, una lagrima calda gli sfuggì dal ciglio e si confuse con quelle abbondanti dell’infelice bersagliere.

Tenente di Aichelburg Errardo_