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gatore non fu che mediocremente sorpreso, e nulla affatto inquieto quando s’avvide al crepuscolo della sera che il suo cliente non era ritornato.

Non fu più veduto a Schoenbrünn... Perciò è tempo di lasciare il racconto per rientrare nella storia. Ch’era avvenuto fra quell’uomo e il duca di Reichstadt? Fu sempre ignorato: forse costui si lasciò riprendere ai ricordi di gloria evocati così inopinatamente alla sua memoria; fu detto — ma non è questa che una vaga tradizione — ch’egli fosse arrestato nel momento in cui la diligenza che lo conduceva verso la Francia passava il Danubio sul ponte di Linz. Forse invece, il fanciullo imperiale la cui natura era stata accuratamente compressa, rammollita, assopita dai maestri che Francesco II gli aveva dati, si spaventò dell’avvenire brillante, ma turbato, che gli prometteva il suo ritorno a Parigi.

Ecco ciò che più sembra probabile. Una sola cosa è certa, ed è che da quell’epoca, la sorveglianza si restrinse intorno al principe. Nessun francese potè mai pervenire fino a lui: il poeta Mery che aveva fatto il viaggio di Vienna per offrire al figlio di Napoleone il poema della campagna d’Egitto, non potè vederlo che da lontano, nell’ombra di un palchetto, al teatro di Corte. Tutta la giovinezza del disgraziato fanciullo fu una lunga prigionia, una lamentevele agonia... Perchè il dolore, l’isolamento, la disperazione ne avevano distrutta la salute. Il giorno in cui più non si alzò, dicesi, che la folgore schiantò una delle aquile che ornano il cancello del castello di Schoenbrünn... Qualche giorno dopo Napoleone II moriva e tutta la Germania emetteva un sospiro di sollievo...