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rumore di tamburi e di fanfare; quella bandiera tricolore la riconosceva... Si portò ambe le mani sulla fronte.

— Oh! ho paura, gridò, ho paura! chi dunque entrò qui? chi dunque posò questa imagine?

E nell’alto specchio situato a lui di fronte, si vedeva, spaventato, pallido, cogli occhi dilatati dall’angoscia quando a un tratto gli parve che le pareti di specchi si muovessero, girassero come una porta su invisibili cardini... Mandò un grido e stette immobile di stupore; la parete si apriva realmente, un uomo entrò nella stanza.

— Nulla dovete temere, monsignore, disse l’incognito...

E piegando il ginocchio, prese la mano del fanciullo e la baciò.

— Chi siete? chiese Franz, la cui voce era appena percepibile: come penetraste qui? Perchè veniste?...

— Venni, per parlarvi di vostro padre, monsignore... per deporre a’ vostri piedi i voti e gli omaggi di milioni d’uomini che rimasero fedeli alla sua memoria... vengo a parlarvi della Francia.

— Mio padre?... la Francia?...

— Feci cinquecento leghe per portarvi questo pugno di terra, questo ramo disseccato, e questa imagine. Questa terra fu presa nel giardino delle Tuilleries, questo ramoscello fu colto a Saint-Cloud, questa imagine è simile a quella che si vede appesa alle pareti di tutti i casolari di Francia: essa rappresenta Napoleone.

— Le Tuilleries?... Napoleone?... Saint Cloud?... ripeteva macchinalmente il fanciullo, cercando di porre un ricordo su quelle parole un dì famigliari, e il cui suono gli ridestava nella mente mille confusi pensieri.

— Vi sono laggiù, monsignore, nella Francia, milioni d’esseri che non pensano che a voi, che non sperano che in voi, che darebbero la loro vita per voi... Una vecchia tradizione pretende che in questa notte di Natale, il cielo si schiude e gli angeli scendono a portare a tutti i figli della terra una gioia e una benedizione... Ebbene non volemmo che voi foste obliato.