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procurava il suo debutto alla corte, con abili transazioni scivolò verso considerazioni generali, delle quali alimentò la conversazione rinascente; parve che nessuno più prestasse attenzione al fanciullo che s’isolava nel suo raccoglimento, all’abbagliante albero del Natale le cui candele si estinguevano tristamente una ad una nei loro globi variopinti... ma un’oppressione gravava su tutti, e con un sospiro di sollievo fu udito Metternich emettere l’opinione che il principe Franz era senza dubbio stanco, sollecitando per lui il permesso di ritirarsi.
L’imperatore fece un gesto breve; il fanciullo andò a lui, gli baciò la mano e si allontanò collo stesso languido passo verso la parte che adduceva al suo appartamento.
Rientrò nel salottino tutto tappezzato di specchi, ch’era stato quello di suo padre.
Quando Franz fu solo nella sua stanza, cadde seduto sul divano e rimase pensoso. Un malinconico concentramento era lo stato consueto di quel povero adolescente, che a nessuno confidava i suoi pensieri, nè i suoi desiderii. A che pensava egli così incessantemente? Forse il ricordo del vasto e raggiante palazzo ove era trascorsa la sua infanzia tormentava la sua mente... forse rivedeva la cupola delle Tuilleries sormontata dalla gaia bandiera a tre colori... forse riviveva in silenzio in quel passato glorioso, del quale non voleva parlare.
Quella sera più triste ancora del consueto, stava cogli occhi fissi, lo sguardo smarrito su quelle pareti a specchi che coprivano il salottino. Sapeva — come lo aveva appreso? lo s’ignora — sapeva che suo padre aveva occupato un tempo quell’ambiente, che s’era seduto su quel divano ove egli oggi si trovava, che la gloriosa sua imagine s’era riflettuta in quegli specchi, che ora gli rimandavano il suo pallido e malaticcio viso d’orfano. Ma chi dunque era suo padre? Che aveva fatto quell’uomo, perchè si evitasse insegnare al figlio il suo nome e la sua storia?... Quale delitto aveva egli commesso per essere messo al bando della società a tal punto che il figlio non osasse neppure interrogare sul conto suo coloro ch’erano incaricati di apprendergli la vita?