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mille candele ardenti sotto a globi di vetro variopinti, variati, i quali ravvivano giocondamente il cupo fogliame.

Il circolo intimo dell’imperatore feld-marescialli dalle scintillanti uniformi, grandi dame in abbigliamenti di gala, era stato convitato alla festa.

Era una festa difatti; Francesco II, aveva avuto l’idea di presentare alla sua corte il piccolo nipote che fin’allora era vissuto recluso e solitario nella poco ricreativa società del conte Districhtein, suo precettore, del capitano Foresti, suo professore di arte militare e del signor di Metternich, cui incombeva il compito particolarmente delicato di apprendergli la storia.

La storia, insegnata al figlio di Napoleone, da Metternich!...

D’altronde l’allievo era docile e studioso: i maestri si mostravano soddisfatti delle sue felici disposizioni, ed era appunto per ricompensarlo di quella applicazione allo studio, che l’imperatore Francesco s’era deciso di presentarlo alla Corte e trattarlo coi riguardi ai quali il suo titolo di principe gli dava diritto.

Nella sala, intorno all’albero del Natale, erano raccolti i tre mentori che Francasco II interrogava attendendo l’entrata in scena del fanciullo imperiale.

— Sire, diceva il conte Districhtein, il principe Franz (tale era il nome tedesco di Napoleone II) il principe Franz mi colma di soddisfazioni; il suo ardore allo studio, la mente tenace, l’intelligenza acuta assecondano mirabilmente le cure che io prendo della sua educazione letteraria. Egli è, è vero, qualche po’ ribelle a Tacito e a Orazio; ma traduce a libro aperto i Commentarii di Cesare, e questo libro divenne la sua lettura favorita.

— Hum, Cesare! fece l’imperatore il cui volto si offuscò. Non temete voi che Cesare, ridesti nella sua mente un confronto spiacevole?... Mai un’allusione da parte sua?... Mai una domanda indiscreta?...

— Oh! Sire! Il principe Franz ha fortunatamente obliato perfino il nome del suo paese, e l’uomo che