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brutale può ancora per poco contendervi quei confini; ma il consenso segreto dei popoli li riconosce d’antico, e il giorno in cui, levati unanimi all’ultima prova, pianterete la nostra bandiera tricolore su quella frontiera, l’Europa intera acclamerà, sorta e accettata nel consorzio delle Nazioni l’Italia. A quest’ultima prova dovete tendere con tutti gli sforzi.
Senza Patria, voi non avete nome, nè segno, nè voto, nè diritti, nè battesimo di fratelli tra i popoli. Siete i bastardi dell’Umanità. Soldati senza bandiera, israeliti delle Nazioni, voi non otterrete fede nè protezione: non avrete mallevadori. Non v’illudete a compiere, se prima non vi conquistate una Patria, la vostra emancipazione da una ingiusta condizione sociale; dove non è Patria, non è Patto comune al quale possiate richiamarvi: regna solo l’egoismo degli interessi, e chi ha predominio lo serba, dacchè non v’è tutela comune a propria tutela. Non vi seduca l’idea di migliorare, senza sciogliere prima la questione Nazionale, le vostre condizioni materiali: non potrete riuscirvi. Le vostre associazioni industriali, le consorterie di mutuo soccorso, son buone com’opera educatrice, come fatto economico: rimarranno sterili finchè non abbiate una Italia. Il problema economico esige principalmente aumento di capitale e di produzione; e finchè il vostro paese è smembrato in frazioni — finchè, separati da linee doganali e difficoltà artificiali d’ogni sorta, non avete se non mercati ristretti dinanzi a voi — non potete sperar quell’aumento. Oggi — non v’illudete — voi non siete la classe operaia d’Italia, siete frazioni di quella classe: impotenti, ineguali al grande intento