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sola norma nella verità, senza cadere nell’anarchia, non si può invocare come inappellabile il consenso generale in un momento dato senza soffocare la libertà umana e rovinare nella tirannide.

Così - e cito questi esempi per mostrare come da queste prime basi dipenda, più che generalmente non si crede, tutto quanto l’edifizio sociale - così gli uomini, servendo allo stesso errore, hanno ordinato la società politica, gli uni sul rispetto unicamente dei diritti dell’individuo, dimenticando interamente la missione educatrice della società; gli altri unicamente sui diritti sociali, sacrificando la libertà e l’azione dell’individuo1. E la Francia dopo la sua grande rivoluzione, e l’Inghilterra segnatamente, c’insegnarono come il primo sistema non conduca che alla ineguaglianza e all’oppressione dei più; il Comunismo, fra gli altri, ci mostrerebbe, se potesse mai trapassare allo stato di fatto, come il secondo condanni a pietrificarsi la società togliendone ogni moto e ogni facoltà di progresso.

Così gli uni, considerando che i pretesi diritti dell’individuo hanno ordinato, o meglio, disordinato il sistema economico, gli danno per unica base la teoria della libera concorrenza illimitata; mentre gli altri, non guardando che all’unità sociale, vorrebbero fidare al governo il monopolio di tutte le forze produttrici dello Stato: due concetti, il primo de’ quali ci ha dato tutti i mali dell’anarchia, il secondo ci darebbe l’immobilità e tutti i mali della tirannide.


  1. Parlo naturalmente de’ paesi dove s’è tentata col sistema monarchico costituzionale un’organizzazione qualunque della società: nei paesi governati dispoticamente non v’è società: i diritti dell’individuo sono egualmente sagrificati.