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sura della vostra responsabilità: in essa sta pure la vostra difesa contro le leggi ingiuste che l’arbitrio d’un uomo o di più uomini può tentare d’imporvi. Voi non potete, senza conoscerla, pretender nome o diritti d’uomini. Tutti i diritti hanno la loro origine in una legge, e voi, ogni qualvolta non potete invocarla, potete essere tiranni o schiavi, non altro: tiranni se siete forti, schiavi dell’altrui forza se siete deboli. Ad essere uomini, vi bisogna conoscere la legge che distingue la natura umana da quella dei bruti, delle piante, dei minerali, e conformarvi le vostre azioni.

Or come conoscerla?

È questa la dimanda che in tutti i tempi l’umanità ha indirizzato a quanti hanno pronunziato la parola doveri; e le risposte sono anch’oggi diverse.

Gli uni hanno risposto mostrando un Codice, un libro, e dicendo: qui dentro è tutta la legge morale. Gli altri hanno detto: ogni uomo interroghi il proprio core; ivi sta la definizione del bene e del male. Altri ancora, rigettando il giudizio dell’individuo, ha invocato il consenso universale, e dichiarato che dove l’umanità concorda in una credenza, quella è la vera.

Erravano tutti. E la storia del genere umano dichiarava impotenti, con fatti irrecusabili, tutte queste risposte.

Quei che affermano trovarsi in un libro o sulla bocca d’un solo uomo tutta quanta la legge morale dimenticano che non v’è codice dal quale l’umanità, dopo una credenza di secoli, non si sia scostata per cercarne e ispirarne un’altra migliore, e che non v'è