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sociale esistente, perché ogni forte credenza cerca applicarsi a tutti i rami dell’attività umana; perché la terra ha cercato sempre, in ogni epoca, conformarsi al cielo in ch'essa credeva; perché tutta intera la storia dell’Umanità ripete, sotto forme diverse e a gradi diversi secondo i tempi, la parola registrata nella Orazione Domenicale del Cristianesimo: Venga il tuo regno sulla terra, o Signore, siccome è nel cielo.
Venga il regno di Dio sulla terra, siccome è nel cielo: sia questa, o fratelli miei, meglio intesa e applicata che non fu per l’addietro, la vostra parola di fede, la vostra preghiera: ripetetela e operate perché si verifichi. Lasciate ch’altri tenti persuadervi la rassegnazione passiva, l’indifferenza alle cose terrene, la sommissione ad ogni potere temporale anche ingiusto, replicandovi, male intesa, quell’altra parola: «Rendete a Cesare ciò ch’è di Cesare e ciò ch’è di Dio a Dio». Possono dirvi cosa che non sia di Dio? Nulla è di Cesare se non quanto è conforme alla Legge Divina. Cesare, ossia il potere temporale, il governo civile, non è che il mandatario, l’esecutore, quanto le sue forze e i tempi concedono, del disegno di Dio: dove tradisce il mandato, è vostro, non diremo diritto, ma dovere, mutarlo. A che siete quaggiù se non per affaticarvi a sviluppare coi vostri mezzi e nella vostra sfera il concetto di Dio? A che professare di credere nell’unità del genere umano, conseguenza inevitabile dell’Unità di Dio, se non lavorate a vivificarla, combattendo le divisioni arbitrarie, le inimicizie che separano tuttavia le diverse tribù formanti l’Umanità? A che credere nella libertà umana, base della umana responsabilità, se non ci adoperia-