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giosamente i vostri bisogni e le vostre idee; ma senz’ira, senza riazione, senza mimaccia: la più potente minaccia, se v’è chi ne abbia bisogno, è la fermezza, men l’irritazione del linguaggio. Mentre propagate tra i vostri compagni l’idea dei loro futuri destini, l’idea d’una Nazione che darà loro nome, educazione, lavoro e retribuzione proporzionata, e coscienza e missione d’uomini — mentre infondete in essi il sentimento della lotta inevitabile, alla quale essi devono prepararsi per conquistarla contro le forze dei tristi nostri governi e dello straniero — cercate istruirvi, migliorare, educarvi alla piena conoscenza e alla pratica dei vostri doveri. È lavoro questo impossibile in gran parte d’Italia per le moltitudini: nessun piano d’educazione popolare può verificarsi tra noi senza un cangiamento nella condizione materiale del popolo, e senza una rivoluzione politica: chi s’illude a sperarlo e lo predica come preparativo indispensabile a ogni tentativo d’emancipazione, predica l’inerzia, non altro. Ma i pochi tra voi, ai quali le circostanze corrono un po’ migliori e il soggiorno in paesi stranieri concede mezzi più liberi d’educazione; lo possono, quindi lo devono. E i pochi tra voi, imbevuti una volta dei veri principii dai quali dipende l’educazione d’un Popolo, basteranno a spargerli fra le migliaia, a dirigerli sulla via, e a proteggerli dai sofismi e dalle false dottrine che verranno a insidiarli.