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ha più forza, non più diritti dell’individuo. Come dunque proverete voi all’individuo ch’ei deve confondere la sua volontà colla volontà de’ suoi fratelli nella Patria o nell’Umanità? Col carnefice, colle prigioni? Le Società fin ora esistenti hanno fatto così. Ma questa è guerra, e noi vogliam pace: è repressione tirannica, e noi vogliamo educazione.

Educazione, abbiamo detto; ed è la gran parola che racchiude tutta quanta la nostra dottrina. La questione vitale che s’agita nel nostro secolo è una questione d’Educazione. Si tratta non di stabilire un nuovo ordine di cose colla violenza; un ordine di cose stabilito colla violenza è sempre tirannico quand’anche è migliore del vecchio: si tratta di rovesciare colla forza la forza brutale che s’oppone in oggi a ogni tentativo di miglioramento, di proporre al consenso della nazione, messa in libertà d’esprimere la sua volontà, l’ordine che par migliore, e di educare con tutti i mezzi possibili gli uomini a svilupparlo, ad operare conformemente. Colla teoria dei diritti possiamo insorgere e rovesciare gli ostacoli; ma non fondare forte e durevole l’armonia di tutti gli elementi che compongono la Nazione. Colla teoria della felicità, del ben essere dato per oggetto primo alla vita, noi formeremo uomini egoisti, adoratori della materia, che porteranno le vecchie passioni nell’ordine nuovo e lo corromperanno pochi mesi dopo. Si tratta dunque di trovare un principio educatore superiore a siffatta teoria che guidi gli uomini al meglio, che insegni loro la costanza nei sagrificio, che li vincoli ai loro fratelli senza farli dipendenti dall’idea d’un solo o dalla forza di tutti.