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S’aiuti dunque chi può. Quando la società assicura ad ognuno che possa l’esercizio libero dei diritti spettanti all’umana natura, fa quanto è richiesta di fare. Se v’è chi per fatalità della propria condizione, non può esercitarne alcuno, si rassegni e non incolpi persona. Era naturale che così dicessero, e così dissero infatti. E questo pensiero delle classi privilegiate di fortuna riguardo alle classi povere, diventò rapidamente pensiero d’ogni individuo verso ogni individuo. Ciascun uomo prese cura dei propri diritti e del miglioramento della propria condizione senza cercare di provvedere all’altrui; e quando i propri diritti si trovarono in urto con quelli degli altri, fu guerra: guerra non di sangue, ma d’oro e d’insidie: guerra meno virile dell’altra, ma egualmente rovinosa: guerra accanita nella quale i forti per mezzi schiacciano inesorabilmente i deboli o gl’inesperti. In questa guerra continua, gli uomini s’educarono all’egoismo, e all’avidità dei beni materiali esclusivamente. La libertà di credenza ruppe ogni comunione di fede. La libertà di educazione generò l’anarchia morale. Gli uomini, senza vincolo comune, senza unità di credenza religiosa e di scopo, chiamati a godere e non altro, tentarono ognuno la propria via, non badando se camminando su quella non calpestassero, le teste de’ loro fratelli, fratelli di nome e nemici di fatto. A questo siamo oggi, grazie alla teoria dei diritti.

Certo, esistono diritti; ma dove i diritti d’un individuo vengano a contrasto con quelli d’un altro, come sperare di conciliarli, di metterli in armonia, senza ricorrere a qualche cosa superiore a tutti i diritti? E dove i diritti d’un individuo, di molti indi-