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crescimento annuo delle emigrazioni dì paese in paese, e d’Europa alle altre parti del mondo, e la cifra crescente sempre degli istituti di beneficenza, delle tasse pei poveri, dei provvedimenti per la mendicità, bastano a provarlo. Questi ultimi provano anche che l’attenzione pubblica va più sempre svegliandosi sui mali del popolo; ma la loro inefficacia a diminuire visibilmente quei mali, dimostra un aumento egualmente progressivo di miseria nelle classi alle quali tentano provvedere.

E nondimeno, in questi ultimi cinquanta anni, le sorgenti della ricchezza sociale e la massa dei beni materiali sono andate crescendo. La produzione ha raddoppiato. Il commercio, attraverso crisi continue, inevitabili nell’assenza assoluta d’organizzazione, ha conquistato più forza d’attività e una sfera più estesa alle sue operazioni. Le comunicazioni hanno acquistato pressoché dappertutto sicurezza e rapidità, e diminuito quindi, col prezzo del trasporto, il prezzo delle derrate. E d’altra parte, l’idea dei diritti inerenti alla natura umana è oggi mai generalmente accettata: accettata a parole e ipocritamente anche da chi cerca, nel fatto, eluderla. Perchè dunque la condizione del popolo non ha migliorato? Perchè il consumo dei prodotti, invece di ripartirsi equamente fra tutti i membri delle società europee, s’è concentrato nelle mani di pochi uomini appartenenti a una nuova aristocrazia? Perchè il nuovo impulso comunicato all’industria e al commercio ha creato, non il ben essere dei più, ma il lusso d’alcuni?

La risposta è chiara per chi vuol internarsi un po’ nelle cose. Gli uomini sono creature d’educazione,