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pevano che con essa, creerebbero l’egoismo: e sapevano che tra l’egoista e lo schiavo non è che un passo».
Operai Italiani, fratelli miei, evitate quel passo. Nell’evitarlo, sta il vostro avvenire.
A voi spetta una solenne missione: provare che siamo noi tutti figli di Dio e fratelli in Lui. Voi non la compirete se non migliorandovi e soddisfacendo al Dovere.
Io v’ho additato, come meglio ho potuto, qual sia il Dovere per voi. E il principale, il più essenziale fra tutti, è quello che avete verso la Patria. Costituirla è debito vostro; ed è pure necessità. Gl’incoraggiamenti, i mezzi dei quali v’ho parlato, non possono venire che dalla Patria Una e Libera. Il miglioramento delle vostre condizioni sociali non può scendere che dal vostro partecipare nella vita politica della Nazione. Senza voto, non avrete mai rappresentanti veri delle vostre aspirazioni, dei vostri bisogni. Senza un Governo popolare che da Roma scriva e svolga il Patto Italiano, fondato sui consensi e rivolto al progresso di tutti i cittadini dello Stato, non è per voi speranza di meglio. Quel giorno in cui, seguendo l’esempio dei socialisti francesi, voi separereste la questione sociale dalla politica e direste: noi possiamo emanciparci, qualunque sia la forma d’Istituzioni che regge la Patria; segnereste la perpetuità del vostro servaggio.
E v’additerò, nell’accomiatarmi da voi, un altro Dovere, non meno solenne di quello che ci stringe a fondare la Patria Libera ed Una.