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diranno. Cercano essi pure il loro benessere: s’affratelleranno con voi, come un elemento di forza, finchè avranno ostacoli da superare per conquistarlo; appena, mercè vostra, l’avranno, v’abbandoneranno per godere tranquillamente della loro conquista. È la storia dell’ultimo mezzo secolo. E il nome di questo mezzo secolo è materialismo.

Storia di dolore e di sangue. Io li ho veduti gli uomini che negavano Dio, religione, virtù di dovere e di sacrificio, e parlavano in nome del diritto alla felicità, al godimento, lottare audaci, colle parole di popolo e libertà sulle labbra, e frammischiarsi a noi uomini della nuova fede, che imprudenti gli accoglievamo nelle nostre file. Quando s’aprì ad essi, con una vittoria o con una transazione codarda, la via di godere, disertarono e ci furono nemici acerbi il dì dopo. Pochi anni di pericoli, di persecuzioni durate erano stati sufficienti a stancarli. Perchè, senza coscienza d’una Legge di dovere, senza fede in una missione imposta all’uomo da un Potere supremo su tutti, avrebbero essi persistito nel sacrificio sino all’ultimo della vita? E vidi, con più profondo dolore, i figli del popolo educati da quegli uomini, da quei filosofi, al materialismo, tradire la loro missione, tradir l’avvenire, tradire la loro Patria e sè stessi, dietro alla stolta immorale speranza che troverebbero forse il benessere materiale nei capricci e negli interessi della tirannide. Vidi gli operai di Francia rimanersi spettatori indifferenti del 2 dicembre, perchè tutte le questioni si erano ridotte per essi a una questione di prosperità materiale e s’illudevano a credere che le promesse sparse ad arte fra loro, da chi aveva