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forse ed avverse al progresso, sono trasmesse sole e autorevoli, di padre in figlio, nell’età in cui l’esame è impossibile: più tardi, nelle condizioni dei più tra voi, la fatalità d’un lavoro materiale di tutte l’ore, vieterà all’anima giovane, nella quale si saranno stampate quelle credenze, di raffrontarle con altre e modificarle. In nome di quella libertà menzognera il sistema anarchico del quale io vi parlo tende a fondare o perpetuare il pessimo fra i dispotismi, la casta morale.
Ciò che quel sistema protegge ha nome arbitrio non libertà. Libertà vera non esiste senza eguaglianza, e l’eguaglianza non può esistere fra chi non move da una base, da un principio comune, da una coscienza uniforme del Dovere. La libertà non s’esercita che al di là di quella coscienza. Io vi dissi poche pagine addietro che la libertà vera non consiste nel diritto di scegliere il male, ma nel diritto di scegliere fra le vie che conducono al bene. La libertà che invocano quei falsi filosofi è l’arbitrio dato al padre di scegliere il male pel figlio. Che? Se un padre minacciasse di mutilazione, di un guasto qualunque il corpo del suo fanciullo, la società interverrebbe invocata da tutti; e l’anima, la mente di quell’essere, sarà da meno del corpo? La società non potrà proteggerla dalla mutilazione delle facoltà, l’ignoranza dalla deviazione del senso morale, la superstizione?
Quel grido di libertà d’insegnamento sorgeva giovevole un tempo e sorge giovevole anch’oggi dovunque l’educazione morale è monopolio d’un governo dispotico, d’una casta retrograda, d’un sacerdozio av-