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Alla prima apparteneva tutta quella generazione di uomini chiamati in Francia dottrinari, che tradì le speranze del popolo dopo la rivoluzione del 1830 e, gridando libertà d’istruzione e non altro, perpetuò il monopolio governativo nella classe borghese che ha più mezzi per dare sviluppo alle proprie facoltà individuali: la seconda non è sventuratamente rappresentata in oggi che da Sette e Poteri appartenenti a vecchie credenze, ostili al dogma dell’avvenire, il Progresso.

Tutte due quelle scuole peccano di tendenze anguste, esclusive.

Il vero è questo:

La sovranità è in Dio, nella Legge morale, nel disegno provvidenziale che governa il mondo e ch’è via via rivelato dalle ispirazioni del Genio virtuoso e dalle tendenze dell’Umanità nelle epoche diverse della sua vita: e nello scopo che bisogna raggiungere, nella missione che bisogna compiere. Non è sovranità nell’individuo, non è nella società, se non in quanto l’uno e l’altra s’uniformino a quel disegno, a quella Legge, e si dirigono a quello scopo. Un individuo o è il migliore interprete della Legge morale e governa in suo nome, o è un usurpatore da rovesciarsi. Il semplice voto d’una maggioranza non costituisce sovranità se avversi evidentemente alle norme morali supreme, o chiuda deliberatamente la via al Progresso futuro. Bene sociale, Libertà, Progresso: al di fuori di questi tre termini non può esistere Sovranità.

L’educazione insegna qual sia il Bene sociale.