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le cui colonne di luce slanciavansi lontane, serpeggiando fra le onde come drappi fosforescenti di perle verdi e sanguigne. E sopra, sopra l’infinito anello del mare, il cielo di cristallo azzurro-cupo incurvavasi come una immensa valle silenziosa, tutta fiorita di stelle gialle. Sulle prime Costantino non provò impressioni disgustose. Egli andava verso l’ignoto, verso il suo crudele destino; ma aveva in fondo al cuore la certezza che verrebbe presto liberato, e non disperava mai. L’andirivieni del personale di bordo, il rumore delle catene, il primo ondular del piroscafo, gli diedero un’impressione di curiosità fanciullesca. Non aveva mai viaggiato in mare. Da ragazzo scorgendo all’orizzonte la linea cinerea del Mediterraneo, talvolta sfiorata dall’ala delle vele, egli, ritto fra i cespugli selvaggi della montagna natìa, aveva sognato di attraversare quelle onde lontane, verso paesi ignoti, verso le città d’oro del continente. Egli sapeva leggere e scrivere; nel suo libro c’era dipinto S. Pietro di Roma, e nella parte riguardante la Storia Sacra un’incisione rappresentava l’antica Gerusalemme.

Ah, Gerusalemme! Verso Gerusalemme, che secondo lui era la città più grande e bella del mondo, avrebbe voluto viaggiare, allora, quando ritto fra i cespugli di monte Bellu guardava la linea cinerea del Mediterraneo. Ora egli attraversava il mare, ma come diversamente dal suo sogno! Eppure il concetto che egli conservava ancora di Gerusalemme era così lusinghiero, che se l’avessero portato là, anche legato e condannato, ad espiare la pena, si sarebbe sentito felice.

E il piroscafo rullava, ondulava, andava, tra un

5 – Dopo il divorzio.