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importa nulla, tanto io non credo a lui! — disse poi; e rise, con un riso stridente e fanciullesco, più desolante del pianto di poco prima. — Io sposerò Giovanna.
Giacobbe si meravigliò, ma dimostrò una meraviglia ancor maggiore di quella che realmente sentiva.
— Io sono come un uomo affogato! — disse. — Come, perchè, cosa vuol dire tutto ciò? Come tu puoi sposare Giovanna?
— Farà divorzio, ecco tutto. Ebbene? C’è una legge che alle donne, il cui marito è condannato a molti anni di reclusione, permette di riprendere marito.
Giacobbe aveva già sentito parlar di ciò, ma nessun caso di divorzio legale e tanto meno di nuovo matrimonio erasi ancora avverato in Orlei; tuttavia per non mostrarsi stupido disse subito:
— Ah, sì, lo so. Ma è peccato mortale. Giovanna non vorrà.
— È questo che mi affligge, Giacobbe Dejas! Vuoi tu parlargliene? Sì, parlagliene domani.
— Sì, proprio domani! Come sei stupido, Brontu Dejas. Sei ricco ma sei stupido come una lucertola. Eppoi sei ancora più stupido. Tu che puoi sposare una donna pura, ricca, una fanciulla simile ad una rosa rugiadosa, tu vuoi sposare quella donna lì. In verità mia c’è da ridere per sette mesi...
— Ebbene, che tu possa ridere fino a spaccarti come il frutto del melograno! Io la sposerò! — disse Brontu, arrabbiandosi di nuovo. — Nessuna donna è come lei. Io, vedi, io la sposerò!