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femminea, sbiancato dalla prigionia; aveva due grandi occhi castanei e una piccola bocca di fanciullo innocente. E la fossetta sul mento: sembrava un giovine Apollo.
Appena vide Giovanna, sebbene anch’egli aspettasse quel momento, si fece ancora più bianco e si fermò resistendo ai soldati. Giovanna gli si precipitò davanti e singhiozzando gli strinse la mano incatenata.
— Avanti, — disse un carabiniere, con voce dolce, — tu sai che non è permesso, buona donna.
Ma anche zia Bachisia s’era avvicinata, saettando il gruppo con lo sguardo dei suoi piccoli occhi verdi. I carabinieri si fermarono un istante, Costantino disse con voce ferma, quasi lieta:
— Coraggio! coraggio! — ed ebbe la forza di sorridere a Giovanna.
— L’avvocato ti aspetta là, — disse zia Bachisia mentre i carabinieri respingevano dolcemente le due donne.
— Buone donne, andate via, andate, — dissero, trascinando via l’accusato. Egli sorrise ancora a Giovanna, mostrando i denti bianchissimi fra le labbra fresche ma pallide, e s’allontanò fra le due figure che sembravano di granito.
Zia Bachisia a sua volta trascinò via Giovanna, che voleva seguire il marito; e la ricondusse in casa Porru per far colazione prima di recarsi alla Corte. Il sole inondava il cortile; sui pampini lucenti del pergolato, da cui pendevano lunghi grappoli d’uva acerba che parevano scolpiti in marmo verde, le rondini can-