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egli sapeva già dove precisamente voleva andare, e non esitò un momento solo.

Qua e là, sulle soglie delle casette dove la povertà non permetteva s’accendesse il lume, stavano gruppi di persone sedute a godersi il fresco. Qualche voce stridula di donna fendeva il silenzio, narrando piccole storie, pettegolezzi, miserie. In un angolo deserto Costantino scorse due figure d’innamorati; all’udire dei passi l’uomo cercò nasconder la donna, e questa volse la faccia verso il muro.

Costantino passò oltre, ma fatti una trentina di passi si volse e per spaventare i due giovani fu per gridare:

— Ora vado a dirlo a tuo padre!

Ma ebbe paura di gridare, di farsi conoscere, e andò oltre.

Quando distinse la massa nera del mandorlo affacciata sullo stradale, al di là della casa di zia Bachisia, il cuore gli si agitò un po’ convulso, sembrandogli di scorgere una gran testa nera dai capelli selvaggi, intenta ad attenderlo ed a spiarlo in lontananza.

Egli era deciso di andar oltre, di attraversare lo spiazzo, penetrare nella casa dei Dejas, veder Giovanna: tutto ciò gli sembrava facile, ed egli si sentiva preparato a tutto, eppure aveva paura. Più che paura terrore. Udì una voce flebile di ragazza dire lentamente: — Per quanto tu dica non è vero...

Guardò attorno e non vide nessuno; andò oltre, ma ad ogni passo la sua ansia aumentava. Attraversando lo spiazzo guardò la casetta di zia Bachisia,