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dare a star con altri. Ella è come Mattea: io le sputo entrambe.
Riaprì gli occhi e sputò davvero, tanto era il disprezzo che in quel momento sentiva per Giovanna. Eppure, contemporaneamente, ricordi teneri e lontani gli passarono per la mente. Ricordò un bacio che aveva dato a sua moglie, un giorno, mentre ella dormiva: ed ella aveva aperto gli occhi, un po’ spaventata, ed aveva detto: Credevo fosse un altro!
Ebbene, che sciocchezze andava egli ricordandosi? Era uno stupido, null’altro che uno stupido. D’altronde sapeva egli se Giovanna, caso mai egli andasse da lei, lo accogliesse o lo respingesse?
Ecco, egli non era un uomo evoluto, un’anima civile; ma in quel momento egli pensò e sentì come il più intelligente degli uomini. Desiderò che ella non lo accogliesse. Sentì che egli doveva vivere e soffrire ancora, ma che, se egli andava ed ella non lo accoglieva, forse un raggio di luce sarebbe ancora sceso nel vuoto gelido che lo circondava. Eppure egli la voleva, la desiderava ancora: dal giorno che gli era mancata, tutto il suo essere dolorava come un membro che siasi storto e spasimi, ma che viva e debba vivere ancora; però nel suo desiderio soffiava qualche cosa di spirituale, l’istinto dell’anima immortale che non si spegne neppure negli uomini più degradati. Egli sognava ancora una Giovanna onesta, perduta per sempre in questa vita terrena, ma riservata a lui nella vita eterna. Ora se ella tradiva anche il secondo marito, sia pure col primo, non era onesta. Così pensava Costantino, eppure...