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— Ebbene, ti dissi che Costantino mancò tre anni e che...
— Stette nelle miniere; benissimo, poi ritornò e fece pace con lo zio.
— Ed ecco che vide Giovanna mia, questa ragazza, e s’innamorarono: lo zio non voleva, perchè la ragazza è povera. Ricominciarono ad odiarsi; Costantino lavorava per l’avoltoio, e l’avoltoio non gli dava un centesimo. Allora Costantino venne da me e disse: — io sono povero, non ho denari per comprare i gioielli alla sposa e per fare la festa e il banchetto delle nozze cristiane, e anche voi siete povere: ebbene, facciamo così, sposiamoci soltanto civilmente, per ora; lavoreremo assieme, accumuleremo la somma necessaria per la festa e ci sposeremo poi con Dio. — Siccome molti usano far così, lo facemmo anche noi. Si fece in silenzio il matrimonio civile e vivemmo assieme d’accordo. L’avoltoio schiantava dall’ira; egli veniva ad urlare persino nella nostra strada, e provocava da per tutto Costantino. E noi lavoravamo. Dopo la vendemmia, l’anno scorso, mentre preparavamo i dolci per le nozze, Basile Ledda fu trovato ammazzato nella sua casa. La sera prima Costantino fu visto entrare da lui: era andato per annunziargli le nozze e chiedergli pace. Ah, povero ragazzo! Egli non volle fuggire come io gli consigliai. E fu arrestato.
— Perchè era innocente... mamma... mia...
— Ecco che quella sciocca ricomincia a piangere. Se non taci, io non dico più nulla, ecco. Ebbene, Costantino fu arrestato, ed ora si fa il dibattimento