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gnità non vedendo il prete. Puh! pareva un battesimo da bastardo.
Giovanna, sebbene non aspettasse il sacerdote, si fece ancor più esangue quando il corteo invase la camera; e baciò tristemente la bambinuccia violacea, sembrandole che funerei augurii gravassero sulla povera creaturina.
— Ho ricordato il Credo dalla prima all’ultima parola, — disse il padrino. — Allegra, comare mia! La vostra bimba sarà un portento, alta come la madrina, e allegra come il padrino!
— Purchè sia fortunata come il padrino! — mormorò Giovanna.
— Ed ora a tavola! — esclamò il giovine avvocato battendo le mani. — Un bellissimo uso, questo, parola d’onore: bellissimo.
Battè ancora le mani, come si battono per richiamare i bambini; e subito tutti si misero a tavola, davanti ai maccheroni, ai quali seguì un magnifico porchetto arrostito che esalava aroma di rosmarino.
Pochi giorni dopo un avvenimento strano, però non insolito, succedeva ad Orlei.
Vicino alla casa di Isidoro Pane c’era un antico concio che il tempo aveva quasi pietrificato; strane erbe pallide, steli d’un verde quasi bianco, gramigne melanconiche lo coprivano; sembrava un rialzo qualunque e non esalava più odore.
Una sera sull’imbrunire, Isidoro Pane, mentre preparava la cena, udì del chiasso dalla parte del rialzo,