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— Va a guardare se giungono, — disse il prete.

— Non si vedono, no. La vossignoria non andrà?

— E tu andrai? — chiese il prete con un fine sorriso.

— Il mio è un altro affare: io vado per avere i dolci, non per fare onore a quella gentaglia.

Poco dopo arrivò il corteo, e la cerimonia cominciò: la bambina, appena le fu denudata la testolina calva e rossa, cominciò a piangere con un belato di capretto rauco: il padrino teneva il cero acceso e sorrideva, cercando di rammentarsi bene il Credo, perchè Giovanna l’aveva scongiurato di recitarlo coscienziosamente onde il battesimo riuscisse valido.

Quasi tutti i monelli erano penetrati in chiesa, producendo un brusìo da topi; scacciati silenziosamente dal sagrestano uscivano e rientravano. La servetta col vassoio e la donna che aveva recato la bambina sedettero sui gradini di un altare, aspettando ansiose la mancia del padrino.

Finita la cerimonia, data la mancia, rivestita la bambina, fuvvi un momento di inquieta attesa per parte di Brontu e degli amici. Prete Elias era andato in sagrestia a spogliarsi: sarebbe egli tornato? avrebbe accompagnata a casa la bambina?

Egli non tornò. Ed il corteo se n’andò alquanto melanconico, seguìto dal sagrestano trionfante, al quale Brontu aveva una pazza voglia di dare, invece dei dolci, una buona dose di calci.

La gente s’affacciava per vedere il corteo, e molti visi, specialmente di donne, sorridevano con mali-