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Ella scappò: il servo uscì nel portico e si sedette. Si sedette e volle ridere ancora; ma, cosa strana, invece di ridere si mise a piangere convulsivamente, senza lagrime.

XIII.

Il tempo continuava a passare; il cielo e la natura mutavano secondo la volontà delle stagioni, ma non mutavano aspetto le persone e le cose del paesello. In inverno Giovanna diede alla luce una bambina rachitica, livida, che piangeva sempre. Venne da Nuoro, appositamente per tener a battesimo la povera creaturina, il dottor Porru, o dottor Pededdu come continuavano a chiamarlo.

Quando egli arrivò, in carrozza, tutto intabarrato che pareva un fagotto, col visino roseo sorridente, molte persone corsero a vederlo. Egli distribuì saluti e sorrisi quanti ne vollero; a varii amici di Brontu, andati ad incontrarlo, disse di averli veduti a Nuoro, di che essi si compiacquero assai: uno però disse di non esserci mai stato.

— Fa lo stesso, — rispose il piccolo avvocato, — ci verrai anche tu.

Era un brutto augurio, perchè per lo più quegli uomini andavano a Nuoro per affari di giustizia; tuttavia l’amico di Brontu si compiacque.