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retta: il giovine prete capì e terminò la predica benedicendo quel popolo di pastori che aveva ascoltato la parola di Dio pensando ai propri affari ed a quelli degli altri.

Allora prete Elias si scosse dal suo sogno e riprese la celebrazione della messa. Egli soltanto e Isidoro Pane, forse, avevano ascoltato intensamente la predica; e finita la messa il pescatore cominciò a cantar le laudi con la sua voce sonora, che sembrava un torrente d’acqua limpida scorrente fra le balze solitarie, rosee di fiori di musco.

Il giovine predicatore ascoltava estatico quella voce sonora e intonata, e la figura di Isidoro, di quel vecchio dalla lunga barba e dagli occhi dolci, col rosario d’osso intrecciato alle dita nodose, gli ricordava certe figure di pellegrini del Both che egli aveva visto a Roma.

Lo volle conoscere, e prete Elias fermò il pescatore all’uscita di chiesa. Giacobbe guardava: vedendo l’amico fermo coi sacerdoti ne provava un’invidia da non dirsi. Lo attese in mezzo alla piazza e gli disse:

— Che una palla vi trapassi le ghette, cosa vi hanno detto quelli lì?

— Mi volevano a pranzo con loro, — disse Isidoro non senza una certa vanità.

— Ah, vi volevano a pranzo con loro? Uccellino di primavera, siete diventato un personaggio, a quanto pare! Ecco, venite con me...

— Dai Dejas?... Mai! — disse Isidoro, spaventato.