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le tre donne, che mangiavano tre pere, regnò un grave silenzio. Qualche cosa pesava su di loro; sì, anche su zia Porredda che con la sua intuizione primitiva sentiva che l’anima delle selvatiche ospiti e l’anima dei suoi civili discendenti era ammorbata dallo stesso male.

X.

L’indomani all’alba, come in un altro giorno lontano, Giovanna fu la prima a svegliarsi, mentre zia Bachisia, che ogni notte, come tutte le vecchie, tardava ad assopirsi, dormiva ancora un sonno leggero e respirava forte.

L’alba invernale, fredda ma nitida, biancheggiava dietro i vetri appannati. Giovanna, che la sera prima s’era addormentata alquanto triste, più seccata che commossa per le osservazioni di zia Porredda, guardò verso i vetri e si sentì allegra indovinando una bella giornata e quindi un buon viaggio.

Sì, la sera prima ella s’era addormentata un po’ triste pensando a Costantino, all’eternità, al suo bambino morto, a tante altre cose melanconiche.

— Il mio cuore non è cattivo — ella pensava — e Dio vede il cuore, e giudica più le intenzioni che le azioni. Io ho pensato a tutto, a tutto.

Io ho voluto bene a Costantino ed ho pianto finchè ho avuto