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un poco perchè queste due creature non credano più in Dio. Ma noi che non sappiamo niente di libri, noi che non siamo stati mai in ferrovia — quel cavallo del demonio — perchè non crediamo più in Dio, nel nostro Signore buono che è morto per noi sulla croce? Perchè, domando io, perchè? Ma perchè? Perchè tu, Giovanna Era, vuoi sposarti civilmente con un uomo, mentre hai un altro marito?

Le parole di zia Porredda caddero intorno, sulla testa degli astanti, come pesanti palle di ferro.

Grazia, che sorrideva per le parole della nonna, giocherellando con pezzetti di pane, sollevò il volto, fattosi serio. Paolo, che intrecciava le punte della forchetta col coltello, sorridendo per le parole della madre, fece un atto brusco, e zio Efes Maria, col viso atteggiato a mascherone tragico, guardò acutamente Giovanna.

Giovanna arrossì, ma disse cinicamente:

— Io non ho marito, zia Porredda mia: domandatelo a vostro figlio.

— Io non ho figlio; quello è figlio del diavolo! — disse la donna, arrabbiata.

Ah, quasi quasi pareva che Giovanna desse la responsabilità dei suoi atti a Paolo, perchè questo aveva patrocinato la causa del divorzio!

Allora tutti risero della stizza di zia Porredda, tutti, compresa Minnìa, compresa la servaccia, che entrava portando il formaggio.

Nonostante la sua collera, zia Porredda prese il formaggio e lo passò gentilmente a zia Bachisia.

— Anima mia, — disse costei, tagliando attenta-