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se è loro di conforto, non è opera buona? Che altro abbiamo noi se non la speranza?
— Allora, — disse l’altro, con voce raddolcita, — fatemi il piacere di non tormentare oltre quel povero ragazzo: fatelo piuttosto sperare; altrimenti finirà con l’ammalarsi.
L’ex-maresciallo promise, ma a malincuore. Ah, quel metodo non gli sembrava buono.
— Egli morrà d’un colpo, in fede mia! — pensava. — Oh, verrà la primavera! Oh, allora si vedrà se chi conosce il mondo ha o no ragione. — E si metteva una mano sul petto.
Quando si incontrarono, Costantino gli chiese sorridendo se aveva visto su preideru (il prete) come fra loro chiamavano il cappellano, e cosa gli aveva detto. L’ex-maresciallo stava appoggiato al muro scuro ed umido, con le mani sulla schiena, ed imprecava in sardo, a bassa voce, non si sa contro chi.
— Balla chi li trapasset sa busacca, brasciai... (che una palla gli trapassi la saccoccia, volpe...).
— Che ha? Con chi l’ha?
— Ebbene, niente. Sì, ho visto il prete, mi ha sgridato come un bimbo. Che bimbo grasso! Un porcellino, un porcellino addirittura. Ma il lardo è giallo, rancido. Sai, ho letto che in Russia è pregiato il lardo rancido.
— Che le ha detto, mi dica...
— Cosa mi ha detto? Mi ha detto... chi se ne ricorda più! Ah, sì, mi ha detto che quella cosa è una mia fantasia. Sì, io ho la fantasia ricca... Sì, caro