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bisogno di rafforzarvi; mangiate, bevete qualche cosa. Guadagnate?
— Un poco; ma mando tutto a mia moglie: è così povera. Oh, io mangio abbastanza. No, non sono debole. Bere, poi, non mi piace; mi nausea.
— Ebbene, state tranquillo; parlerò io col Burrai... Vi lascierà tranquillo.
Egli infatti parlò col re di picche e lo rimproverò per le idee melanconiche che metteva in capo al Ledda.
— È un povero ragazzo, è anemico; lasciatelo in pace o si ammalerà.
Il re di picche lo guardò tranquillo, coi piccoli occhi porcini socchiusi furbescamente; poi sbuffò; infine scosse il capo e disse:
— Lo faccio per il suo bene.
— Macchè bene! Macchè bene! Voi...
— Io dico, ecco, caro amico, pardon; per questo inverno ancora c'è poco da temere, riguardo alla giovine, perchè fa freddo assai. Per ora, mi immagino, sarà soltanto la vecchia, la suocera di Costantino, che sbraiterà consigliando alla figlia, anzi imponendole di acciuffar la fortuna. Ma poi verrà la primavera, ecco tutto.
Il cappellano faceva il viso lungo, s’agitava tutto, non capiva, mentre l’altro, continuando a guardarlo con gli occhietti porcini pieni di malizia, credeva opportuno spiegargli la cosa in termini più chiari, descrivendogli l’avidità della suocera, la gioventù della moglie, i pericoli della primavera... Il cappellano si stizzì sul serio.