Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. II, 1928 – BEIC 1814755.djvu/8

allo illustrissimo ed eccellentissimo signore

IL SIGNOR DON FERRANTE GONZAGA

signor nostro osservandissimo.

Annibale, cosí famosissimo principe fra i cartaginesi, dapoi che egli fu vinto dall’avventuratissimo Scipione, signor nostro illustrissimo, si condusse in Asia apresso a quel valoroso re Antioco, il quale in quei suoi tempi era mirabile. Fu ricevuto adunque graziosamente Annibale, e come suo compagno lo trattava: è ben vero che questo fu atto di pietá, acciò che i principi conoscessero che non è virtú che paragoni quella di chi è pietoso in verso gli afflitti sventurati e di coloro che hanno cattiva sorte. Costumavano questi duo gran signori d’andarsene talvolta alla caccia, spesso a rivedere i suoi eserciti e amaestrargli, né mancavano ancóra di ritrarsi certe ore del giorno nell’academia de’ filosofi sapienti, imitando tutti gli uomini d’intelletto, i quali spendono buona parte della lor vita negli studi, conoscendo non esser tempo meglio speso di quello. Avvenne che in quella etá v’era in Efeso un gran filosofo, chiamato Formione, il quale con la dottrina sua amaestrava tutto quel regno; e, come dá la sorte, entrarono i gran signori nell’academia mentre che ’l filosofo leggeva. Quando egli vide venire il re e Annibale, il sapiente uomo súbito tagliò la materia che cominciata aveva e all’improviso si diede a favellare della guerra, dei modi, delle cautele, dell’ordine delle battaglie e altre infinite materie che son utili e bisognose per combattere. Le quali cose furon sì alte e tanto nuove che non solamente egli spaventò di