Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. II, 1928 – BEIC 1814755.djvu/69

64 i marmi - parte terza


Giomo. Che accade rompersi adunque la testa su’ libri?

Pedone. Per aver notizia delle cose celesti, che sopra di noi son poste.

Santi. Che giova saper dove la gelata stella di Saturno alberghi o in che cerchio Mercurio corra? che mi giova saper questo? Farammi star mal contento quando Saturno e Marte saranno oppositi o vero quando Mercurio fará il suo tardo pesamento che ’l vegga Saturno? Piú presto imparerò queste cose che imparare che questi ci sono propizi dovunque si siano e non si posson mutare. Il continuo ordine de’ fati mena quelli, ed essendo d’immutabil corso, ritornano per li loro assegnati viaggi e gli effetti di tutte le cose o muovano o notano o veramente fanno ciò che accade. — A che ti giova — direbbe un galante uomo — aver notizia d’una cosa mutabile? — O vero ti significano l’avenire. — Sí risponderla: — Mi rileva a provedere a quella cosa che, volendo, si può fuggire? O sappi le tali cose o non le sappi, a ogni modo si faranno. Forse che noi facciamo gran provedimenti alla morte, che l’abbiamo certa inanzi agli occhi ogn’ora? La notte che ha da venire, o il giorno, non m’inganna mai per portar nuove cose; inganna certamente quello che interviene a chi no ’l sa: non so quello che avenir si debba, ma so quello che può intervenire. L’ora m’inganna se mi perdona, ma non mi perdona se m’inganna; imperò che, sí come so che tutte le cose possono accadere, certamente io aspetto le cose prospere e alle avverse sono apparecchiato.

Pedone. Santi, tu mi riesci per le mani un soffiziente bacalare: io non avrei credulo che tu sapessi la mitá del mezzo di ciò che tu di’; poi conosco la tua intenzione, perché tu penetri piú alto che non pare.

Santi. Verrò piú basso. Che mi gioverá egli saper reggere un cavallo e temprare con il freno il suo corso, e io esser di disiderii insaziabili sfrenatissimo? Io per me terrei per nulla vincere un uomo a combattere e essere vinto poi dalla collera. S’io avessi figliuoli, non farei imparar loro le virtú, acciò che si dicesse, ma acciò che loro disponessino l’animo a viver