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che quando piú nel cor pensando credo
saziato avere il mio dolce desio
in adornar vostre lucenti chiome,
allor la colorita e fresca piaggia
mi porge or questi ed or quegli altri fiori
e fo nuova elezion nel fresco albergo. 3
E s’io mi volgo al glorioso albergo,
dove a la vostra fama in tutto credo
ordir la tela di cangianti fiori,
tosto si tronca il filo e pur desio
colmarmi il grembo nell’erbosa piaggia
per non mancare a sí preziose chiome; 4
ma l’altére, lucenti e crespe chiome
son di tanto valor ch’io non m’albergo
o fermo sopra fiori o frondi in piaggia,
sí megliorar ogn’or mi spero e credo
nel tesser cominciato del desio,
ché la beltá mi tra’ di fiori in fiori. 5
Cosí mi trovo involto in sí bei fiori
e stretto sí dall’adornate chiome,
ch’io mi starò legato nel desio
di lunga servitú, mio fido albergo
(oh che dolce servir!), tal che io mi credo
posarmi in mezzo a sí amena piaggia. 6
E se nell’ampia e dilettevol piaggia
mancasser gli odorati e freschi fiori,
cosa che mai nella mia vita credo,
il vólto, il ragionar, gli occhi e le chiome
daranno al spirto mio pietoso albergo
e colmeran d’ambrosia il bel desio. 7
Ma, pure, in questa piaggia ogn’or desio
ornar l’albergo e poi raccoglier fiori
per sempre coronar le chiome credo.