Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. II, 1928 – BEIC 1814755.djvu/53

48 i marmi - parte terza


vista d’una rosa, egli ti avelenerebbe tutto il convito. — Allora Giove, considerato il pericolo, andò e lo fece scorticare e la pelle la messe e distese lá su alto, dove gli astrologi poi v’hanno apiccato non so che stelle, e lo gettò in terra e fulminò: cosí la bestia porta sempre il fuoco in bocca, e quella rosa, quando gli uscí di bocca, fu convertita in spine dal fiore in fuori, e tutte le gambe delle rose sono state fatte spinose, acciò che le serpi non ne possin piú cogliere e, con quella coperta di bella vista, darle poi avelenate alle persone; il Serpente fu poi condannato a mangiar terra e a scorticarsi ogni anno per ricordo del volere avere voluto portare il veleno in cielo, al convito di Giove, fatto dopo il diluvio.

Servitore. Sapeva bene che la significava qualcosa, però n’ho dimandato.

Ardito. La debbe aver qualche coperta di qualche significazione.

Servitore. Io, che son famiglio e non ho lettere, gne ne ho fatto una.

Ardito. Dilla, per tuo fede.

Quieto. Dilla, ché io son contento, per vedere se la cucina sapesse anch’ella nulla di scrittoio.

Servitore. Credo, secondo la mia fantasia, che voglia significare che spesso spesso i servitori con le buone parole e con i cattivi fatti ingannano il padrone, per la prima.

Quieto. E per la seconda?

Servitore. Che bisogna guardarsi da coloro che naturalmente son tristi e ghiottoni, e, se bene, sotto spezie di qualche cosa buona, e’ vengano da te con roselline, che per conto alcuno non si debba creder loro: quest’è la seconda.

Ardito. Sarebbeci la terza per sorte?

Servitore. E la quarta, se bisognerá.

Quieto. Séguita.

Servitore. Che sarebbe il meglio lasciar talvolta l’amicizia d’un maligno uomo con tuo danno che tenerla con qualche utile, perché, sotto quel poco d’utile, tu cápiti spesso male. La quarta fatevela dire a lui.