Pagina:Doni, Anton Francesco – I marmi, Vol. II, 1928 – BEIC 1814755.djvu/41

36 i marmi - parte terza


e con tali lode e tali ragionamenti se n’andavano passo passo per il lor camino; alla fine, tratti da una gran sete, si fermarono a una fontana a bere, dove sopra di quella era sculpito un Ercole che sbarrava la bocca a un lione. Il compagno, che era stato ascoltare tutte le ragioni in favore del lione, quando vidde l’uomo che lo signoreggiava e vinceva, rivòltosi al compagno, gli disse: — Questa scoltura abatte tutti i favori che tu hai fatti al tuo animale. — Allora il lione sculpito rispose (e lo dovete credere, perché le figure di marmo favellano): — Gran mercé, che l’ha sculpito un uomo! Ogni volta che si troverrá qualche lione che sia scultore, sará facil cosa che facci il lione che amazzi e che facci con il suo scarpello aprir la bocca a un uomo e barrargnene da un canto all’altro. —

Fiorentino. Sta bene il vostro discorso; ma, il far io favellare statue, fo parlar figure che per il dovere favellano e non animali che non hanno la dote dal cielo della loquela. Però taglierò tutto il nostro ragionamento con questa conclusione, poi che siamo a casa (non so s’io avrò dato in brocca al vostro discorso): che le bestie son bestie e gli uomini son uomini.

Peregrino. Quasi che voi v’accostate; ma per ora non vo’ dir altro, se non che gli uomini, visi d’uomini e dentro bestie, si portano da bestie, e gli uomini, visi d’uomini e dentro uomini, fanno sempre fatti, parole e opere da uomini.

Fiorentino. E basta.