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nota 231


[Alessandro Luzio], Il Museo Gioviano descritto da Anton Francesco Doni in Archivio storico lombardo, 1901, XXVIII, 31.

Di tanta bibliografia, di sí accurata biografia, di tanti e sí vari studi noi ci aspetteremmo dovessero indi a poco aver fatto quale tesoro tale profitto il Bever col Sansot-Orland e lo Stevanin; ché, a prendere in mano i costoro libri, e’ sembrerebbero avere o nuove cose a dire o in nuovo modo prospettare, o i tempi o l’arte o l’uomo altramente intuito e rendere novamente. Tesoro nessuno, nessun profitto, di nuovo nulla nulla: inutile affatto il libretto francese, il libro italiano, sebbene composto nell’inamabile frammentarietá con amorevole solerzia e con buon ordine, poco utile:

Ad. Van Bever et E. Sansot-Orland, Anton Francesco Doni conteur fiorentin du XVIe siècle, Notice bibliografique avec un portrait, Paris, Bibliothèque internationale d’édition, 1903, pagine 28 in 8°: di cui il Giornale storico della letteratura italiana, 1904, XLIV, 443-44.

Silvio Stevanin, Ricerche ed appunti sulle opere di Anton Francesco Doni con appendice di spigolature autobiografiche, Firenze, Lastrucci, 1903, pagine 134, in 8°: di cui il Giornale storico della letteratura italiana, 1904, XLIV, 444-49.

Vien meno dopo il ’903 lo zelo degli studi sul Doni, nonostante il desiderio e l’augurio degli studiosi migliori che di quel singolarissimo ingegno siano in larga scelta raccolte quante pagine per i piú diversi rispetti possano interessare. In parte quel desiderio e quell’augurio, dieci anni dopo, cadendo il quarto centenario dalla nascita, sciolse il Palazzi e l’anno appresso l’Allodoli; e forse dovevo dire piuttosto in piccola parte, per avere l’Allodoli ridato La zucca e di essa i cicalamenti soltanto, le baie e le chiacchiere, e il Palazzi trascelti soli i passi ridanciani, né tutti con ottimo gusto, molti lasciati di quelli nell’ombra che piú a noi moderni l’han reso osservabile. Sebbene vuole onestá non si taccia che l’indole propria delle collezioni alle quali, servendo con intelligenza alle lettere, hanno collaborato, e piú assai per l’aperto gran popolo dei lettori, se per caso ancóra vi sia, che non per la chiusa esigua schiera dei letterati, male o punto consentiva loro indulgessero all’aspettazione dei letterati specialisti e degli altri d’altra