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discorso del bordone 203


che gli è necessario, che non è uomo, benché poco abbia, che non tenga qualcosa di superchio. A quel tempo, adunque, Atene non voleva che i suoi comprassero cosa o vendessero, se prima da un filosofo la non era considerata; perché in veritá non è cosa che piú distrugga una republica che lasciar vendere a ciascuno come tiranno e comprare a ciascuno come pazzo. Quando comprava quelle cose il tebano, vi si abbatté presente un filosofo, il quale gli disse: — Dimmi, tebano, perché fai tu sí superflua spesa e spendi i tuoi danari in cose che non ti si convengano? — Rispose il compratore: — Io ti fo intendere che tutte queste cose io le compro per portarle a un mio figliuolo che ha vénti anni, il qual mai in cosa nessuna mi contradisse né egli mi dimandò cosa alcuna che io gli negasse. — O — disse il filosofo — bene aventurato padre! E sí come sei padre sii stato figliuolo, e sí come dice il padre affermi il figliuolo, e il figliuolo possa dir cosí ancor de’ suoi che averá, e tu del tuo dica similmente, son cose difficili a credere. Cotesta compra non mi corrisponde; non son cose da contentare i suoi figliuoli né son cose da comprare buon padri a’ suoi figliuoli. Non sai tu che per insino a venticinque anni il padre non ha da consentire agli apetiti del figliuolo? Ora ti voglio riprender perché tu passi la natural legge, e dirti che il tuo figliuolo t’è padre e tu gli sei figliuolo: ma avertisci che, quando tu sarai vecchio, ti pentirai non aver fatto resistenza alla sua gioventú. — E concludo che lo stracurato viver tuo non sia in danno alla gioventú de’ tuoi figliuoli, perché nella tua vecchiezza tu patirai le pene de’ tuoi falli. E a te molto mi raccomando.