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il tempo 189


Dottore. Cosí accade agli uomini; perché quanto il dí della prosperitá è alto tanto è piú breve l’ombra della vita, si come è scritto nello Ecclesiastico al capo X: «Omnis potentatus brevis vita».

Ignorante. Per sí pochi bus e bas, starò io cheto perché intendo; pur che non passino tre o quattro parole, io intendo, se non la lettera, almanco per discrezione.

Dottore. Tre ragioni confermano questa autoritá: la prima è l’invidia, che vuol male a’ grandi piú che ai piccioli, onde tosto caggiono dall’altezze; la seconda è che la ricchezza ed estrema grandezza fa cadere, per disordini del corpo, in varie malattie e scendano al centro della morte; la terza è l’ordine dell’ordin divino, che non si può intendere, che per diverse scale fa scenderci al basso, solamente per mostrarci che le cose terrene son da esser disprezzate. Giá un certo Pietro da Ravenna, dottore, ne scrisse, e mostrò infinite ragioni, perché i sommi stati il piú delle volte vengano spesso spesso al basso, e chi vive in miseria e che delle prosperitá del mondo non sente nulla, gli par la vita lunghissima e rincrescevole. E questo è un modo a mostrarti che la vita nostra è un’ombra.

Ignorante. Questa parte mi contenta; ma, s’io ho memoria, quando andavo a scuola e che io imparava i versi d’Ovidio (non so s’io me ne ricorderò), egli assomigliava la vita nostra all’acqua corrente:

Prætereunt anni more fluentis aquæ.

Dottore. Ancóra nel secondo libro de’ Re, al capo XIIII dice: «Noi moiamo tutti, correndo alla morte come l’acqua su per la terra». E poi, sí come tutti i fiumi hanno dal mare principio e al mare finiscono, la vita nostra comincia in pianto e finisce in pianti. E nell’Ecclesiastico è scritto: «Da quel luogo dove hanno esito i fiumi, quivi ritornano». L’origin nostra fu terra e in terra ci convertiamo. L’acqua ha il moto continuo; noi ci moviamo sempre: ella correndo porta via ogni cosa furiosamente e rovina; noi irati, infuriati e terribili in questa vita facciamo il simile: passati i nostri anni perdiamo il nome e ci