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186 i marmi - parte quarta


Impaziente. Sí veramente; ma i romani, che furon piú savi, ne tolsero solo una, e noi una: e una sia. Ma dimmi un poco: noi vorremmo che tu facesse qualche utile e qualche onore alla nostra academia.

Tempo. Lo farò veramente, perché sète della mia lega, viandanti, e caminate del continuo.

Vendicativo. Pur che noi non abbiamo la maladizion di star poco in cervello, basta.

Tempo. Non, anzi andrete di tempo in tempo inanzi, crescendo con utile e con onore.

Impaziente. So quel che bisogna a voler unirsi con il Tempo, ciò è con esso teco.

Tempo. Che cosa fa mestieri?

Impaziente. Aver del senno.

Vendicativo. Non mi dispiace.

Tempo. Am! am! ah! oh! Io rido dove voi m’avete voluto côrre.

Impaziente. Dove?

Tempo. Quando il piovano Arlotto andò da quella femina che la gli disse: — Io non posso, perché ho il mio tempo — ed egli gli rispose: — Che importa? e io ho il mio senno. —

Impaziente. Tu sei molto astuto; tu hai ricordo d’ogni cosa.

Tempo. Il mio tempo non è quello; egli è delle donne.

Vendicativo. Or via, tu sarai il nostro, tu; ma, vedi, trattaci bene: in tanto noi ci ritrarremo a casa, perché tu non vuoi che stiamo piú ai Marmi, e cosí sián contenti.

Tempo. Io me ne vo.

Impaziente. A Dio.

Tempo. A rivederci; ma tenete a mente che bisogna aver del senno assai ancor con esso meco.