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184 i marmi - parte quarta


che i suoi re avesser donna, e se per sorte restava vedovo, loro in quel giorno medesimo pigliavano il governo ed egli stava tanto senza il regno quanto penava a rimaritarsi; se lasciava figlioli piccoli, non ereditavano per insino che fussero in etá di tôr donna; quando l’avevan tolta, súbito gli era consegnata la corona.

Impaziente. Or cosí: incominciatemi a fare scorrer qualche girella.

Tempo. Ora ne vegno a far girar parecchie. Nell’aprovare, nel lodare e nell’acettare il matrimonio, mai è stato secolo alcuno contrario all’altro; ma nelle cirimonie, dico nel contraevo, grandissime differenze ci sono state veramente. Platone nella sua Republica voleva che tutte le cose fusser comuni, perché il dir «questo è mio» e «quello è tuo» guasta ogni cosa di bello e rovina il mondo.

Vendicativo. Di questa faccenda non so s’io me lo lodo, sí come lo lodo di molte altre: a me non piace veder le mie cose comuni, e tanto piú la donna che io amo: basta, seguitate il restante delle girelle.

Tempo. La cittá di Tarento, fra gli antichi ben famosa, aveva per costume di tôr donna e far casa insieme, e questa faceva i figliuoli legittimi; poi, potevano i mariti tôr due altre femine per i suoi piaceri e diletti.

Impaziente. Diavol, saziagli! a pena se ne può sodisfare una, non che contentar due!

Tempo. I savi d’Atene ordinaron che s’avesse due moglieri legittime, ma che non si potesse poi tener concubine.

Vendicativo. Girelle, girelle! So che tu e loro giravate per eccellenza.

Tempo. Secondo che dice Plutarco, questo era fatto perché, standone una malata, l’altra si potesse godere.

Vendicativo. Amalate si fossero elleno tutte, acciò che tutti godessero carne mal sana.

Tempo. Quella che faceva figliuoli era la padrona e quell’altra che era sterile diventava la fante.

Impaziente. Girellai a contanti!