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il nobile e il perduto 159


ritondo, ma mescolato con alquanto di piano. Essendo per questo la memoria posta nella concavitá del capo dietro e la imaginazione e il conoscere in quella concavitá dinanzi, quell’uomo che dietro non avrá quel concavo, manca fortemente di memoria, e, non l’avendo dinanzi, patisce di giudizio e d’intelletto.

Perduto. Chi mancasse di tutte due?

Nobile. Avrebbe dello scimonito; e quella del mezzo starebbe male.

Perduto. Sta saldo: queste son cose che mi dilettano poco. Sarebbevi egli per sorte sopra cotesto tuo libro qualche bella piacevolezza?

Nobile. Infinite e belle.

Perduto. Il saggio d’una ne vorrei.

Nobile. La prima che m’è venuta a memoria è questa. Egli fu un greco molto ricco, e buon compagno sopra tutto, e aveva una particular virtú in sé, e questo era che sempre fu nimico de’ buffoni.

Perduto. Benedetto sia egli! alla barba de’ molti de’ nostri, che non sanno viver senza la compagnia di coteste bestie! che Domenedio dia lor tanto da fare che i buffoni eschin lor di mente, sí come si sono scordati i virtuosi per istar troppo bene! Che fece di piacevole cotesto greco?

Nobile. Egli di state sempre desinava a porta aperta, e quanti virtuosi venivan lá, tutti pasceva. Avenne che la state, che si mangia in terreno, poco inanzi che si mettesse in tavola, e’ venne un buffone e si cominciò a trattenere con gli altri di casa e dir delle novelle, delle ciancie e altre cose da suo pari; onde tutti gli fecero carezze. Eccoti il signore; e non si tosto arrivato in casa, questo buffone se gli fa incontro con sue baie. Il greco, che era astuto e sagace signore, prese quelle sue stoltizie per buone e care e con un dirgli: — Tu sia il ben venuto; quanto tempo è che io t’aspetto! Io voglio che tu stia qua in capo di tavola; e per una volta io ti vo’ far godere. — E quivi gli fece vedere il pasto tutto preparato in tavola, fecegli assaggiare un vino prezioso e con un modo garbatissimo prese a dire: — Signori, voi sapete la nostra usanza, che, inanzi che